Un serpentone pacifico e silenzioso, illuminato dalle fiaccole, dalle torce elettriche, dalle candele.
In mezzo famiglie con i bambini, ragazzi, anziani, ambientalisti e semplici cittadini preoccupati per la propria salute. La fiaccolata “Per non morire di cemento”, organizzata dai comitati contro l’utilizzo di rifiuti nelle cementerie, ha riempito l’altra sera le vie del centro storico. Sui numeri, come al solito è polemica: 700 manifestanti secondo gli organizzatori, 432 esatti, secondo fonti vicine all’amministrazione comunale. Quel che è sicuro è che la fiaccolata ha prodotto un bel colpo d’occhio: con la testa del corteo sul ponte della pescheria, la coda era in via 11 febbraio, all’angolo con via 28 aprile. Chi sfoggiava le magliette con la scritta “Vogliamo l’indagine epidemiologica”, chi sorreggeva striscioni. Il corteo si è concluso in piazza Mazzini, con il lancio delle lanterne luminose.
«L’inquinamento prodotto dalle cementerie equivale ad avere una ventina di inceneritori a pieno regime» evidenzia dal palco Francesco Miazzi, consigliere comunale ed esponente di “Lasciateci respirare”. «I posti di lavoro sono importantissimi, ma non vogliamo essere intrappolati nella contrapposizione tra salute e lavoro, finendo come Taranto. Qui si parla di utilizzare 225.000 tonnellate all’anno di rifiuti nella sola Cementeria di Monselice, quando tutte insieme le 52 cementerie italiane ne usano 680.000. Il cemento che finirà nelle nostre case, nelle scuole e negli ospedali sarà composto per un terzo da rifiuti. La partecipazione di questa sera è la risposta migliore a chi pensa di poter ratificare il via libera ai rifiuti con un voto in consiglio comunale». «Le autorità devono cominciare a considerare l’inquinamento complessivo delle tre cementerie» incalza Silvia Mazzetto, presidente del comitato “E Noi?”. «Non si può continuare a contare i limiti di emissione come se ogni impianto fosse da solo». In corteo vari amministratori, dai consiglieri comunali Gabriella Zanin, Paolo Drago e Lorenzo Nosarti al sindaco di Baone Francesco Corso, all’assessore del Parco Antonella Buson. C’era anche il segretario cittadino del Pd, Pierluigi Giaccarello.
(Mattino di Padova)